Era soddisfatto, per quanto potesse esserlo un uomo col suo potere, sempre in affannosa ricerca di consensi.
La Casa del Signore era invero sguarnita di fedele, ma le sue ultime prediche alla piazza erano state seguite da migliaia di persone.
Conosceva le critiche che gli si muovevano da chi professava la sua fede e soprattutto da chi NON la professava, arrivando agli insulti di una discreta moltitudine.
Ma riteneva che fossero il prezzo da pagare per chi era al comando di un'istituzione tanto potente e famosa come la sua.
Ora che aveva messo in commercio il suo nuovo libro sul Figlio, era sicuro di suscitare polemiche e consensi in egual misura, cosa che avrebbe portato altra acqua al suo mulino.
Una smorfia più simile a un ghigno maligno che a un sorriso apparve sulle labbra del portavoce divino.
Si sfregò le mani osservando il fuoco che consumava i ceppi nel camino.
Al diavolo - ops - quei cretini che gli sbavavano dietro credendo alle sue assurde parole.
All'inferno - eh, già- chi lo insultava e denigrava.
Lui aveva il potere e ora, con i soldi ricavati dalla vendita del libro, avrebbe avuto anche un bel gruzzolo personale.
Certo, non avrebbe potuto spenderselo in vacanze da sogno, ma a lui non interessava quel genere di attività.
I soldi erano solo il mezzo con cui controllava il suo regno.
Sospirò, sentendosi di colpo abbastanza stanco da poter ritirarsi a dormire, quando un movimento alla sua sinistra, nelle ombre generate dal guizzare delle fiamme, lo fece voltare di scatto.
Pensando che fosse il suo fedele segretario venuto a chiedergli se avesse bisogno di qualcosa, non registrò subito la presenza dell'estraneo nella stanza.
Lo osservò più perplesso che spaventato mentre avanzava mostrandosi come un aitante giovanotto vestito con stile casual ma elegante, i capelli lunghi lasciati sciolti sulle spalle, un sigaro tenuto spento tra le dita affusolate.
"Allora, mio caro, come vogliamo metterla?"
L'Uomo in Bianco batté le palpebre mentre il giovane sconosciuto sedeva sulla poltrona di fronte alla sua.
"Mi scusi?" balbettò lui facendo il gesto di prendere il telefono posato sul tavolino al suo fianco, per chiamare aiuto.
Il giovane sorrise scuotendo il capo, senza fare niente mentre lui, dopo un attimo di indecisione, alzò la cornetta aspettandosi la voce di una delle guardie appostate fuori dal suo appartamento.
Ma c'era solo il silenzio, nella cornetta, così tornò a posarla e guardò, incuriosito e infastidito, il visitatore.
"Bene, bene. Se le mie guardie l'hanno fatta passare devo pensare che lei non sia un pericolo per la mia persona. O le ha uccise tutte?"
L'altro parve sinceramente stupito:
"Uccise? Ma no, stanno solo dormendo! E no, non sono un pericolo per te."
"E allora dimmi, chi sei e cosa vuoi, figliolo?" gli chiese pensando a come avrebbe potuto imbastire la storia per renderla appetibile ai media.
Il suo predecessore aveva avuto una fortuna sfacciata, non scampando all'attentato ma proprio in quanto vittima di un tale atto.
Forse anche lui avrebbe avuto la fama del tizio quando avesse raccontato come fosse stato tenuto in ostaggio da un pazzo.
Che però aveva un aspetto innocuo e un'espressione gentile, per quanto lievemente ironica, sul viso.
"Puoi chiamarmi come ti pare. Diciamo che sono qui in veste di parte lesa."
"In che ambito?" domandò lui cordiale dopo aver attivato il registratore nascosto nel bracciolo della sua poltrona.
"Diritti di autore. Il libro che hai scritto..."
Il giovane sbuffò, si chinò verso il fuoco e accese il sigaro tirando voluttuose boccate.
L'Uomo in Bianco lasciò fare. Dopotutto quello era un pazzo, meglio non scoprire fino a che punto potesse arrivare se infastidito.
"Il libro che hai scritto fa semplicemente schifo. A parte che è tutta una gran cavolata."
"Ah. E posso sapere su che base fondi questo giudizio impietoso?"
Il giovanotto scosse la mano che reggeva il sigaro spandendo volute di fumo come incenso.
Solo che l'odore era quello aspro e forte di un cubano.
"Perché io conosco la vera storia. So che cosa è successo, e non ha nulla a che vedere con dei, santi, miracoli o quant'altro. Vuoi sapere anche tu cosa è accaduto davvero?"
"Mi stai dicendo che saresti un testimone dell'Avvento del Figlio di DIo?"
Lo sconosciuto sorrise, con un pizzico di sarcasmo:
"La verità è che quello che chiami Figlio di Dio è un esperimento di genetica sviluppato da un ceppo umano che si è separato da quello originale migliaia di anni fa e vive su una dimensione spazio temporale alternativa. Solitamente non è possibile per noi o per voi attraversare il varco che conduce ai due siti dimensionali, ma questo passaggio è particolare, forse perché fu aperto artificialmente dai miei antenati."
Pazzo furioso, ma innocuo, decretò tra sé l'Uomo in Bianco annuendo con quella che sperò fosse un'aria sufficientemente interessata.
"I miei avi proseguirono per la loro strada senza interessarsi particolarmente di quanto accadeva qui, ma poi decisero di fare un esperimento. Avrebbero dato al vostro mondo l'opportunità di evolvervi al nostro stesso livello. Solo che un tizio strampalato facente parte del gruppo di ricercatori addetti al progetto si mise a giocare con l'esperimento e generò qualcuno che si credeva dio, e che aveva intenzione di dominare il vostro sito dimensionale. Io fui mandato per salvarvi, e devo dire che ho faticato non poco per adeguarmi all'epoca in cui mi trovavo. Siete rozzi ancora adesso ma allora... Insomma, credere davvero a un dio creatore..."
Sbuffò ancora, scuotendo al contempo il capo con aria incredula.
L'Uomo in Bianco annuì comprensivo.
"Comunque riuscii a debellare una guerra fraticida e riportai il pazzo alla nostra dimensione. Ora è guarito."
Sorrise compiaciuto e lo fece anche il suo involontario ospite.
Che si stava chiedendo perché non avessero ricoverato anche lui, vista l'evidente follia del suo comportamento.
"Abbiamo rinunciato a educarvi a un'evoluzione guidata, almeno per ora." proseguì il giovanotto con espressione ora dispiaciuta.
"E' un peccato, ma siete ancora troppo immaturi. E se continuerete a usare la credulità della gente per portare avanti i vostri giochi di potere, credo saremmo costretti a chiudere il varco impedendovi di ricevere un qualsiasi aiuto in futuro. di aiuto ne avrete bisogno, perché la Natura si renderà presto conto del fallimento che siete e si darà da fare per spazzarvi via dal pianeta. Evoluzione darwiniana."
L'Uomo in Bianco smise di pensare alle interviste coi giornali, alla registrazione che avrebbe consegnato loro, a come impostare i discorsi sulla follia della gente che cercava di impedire la sua opera di fede con quelle assurde storie.
Ora pensava alle notizie riguardanti tutte le catastrofi naturali che si stavano susseguendo sul pianeta.
Tutti parlavano di profezie funeste e complotti mondiali, o alieni.
E se invece fosse solo stato quello? La Natura che ripuliva il pianeta dai parassiti umani?
"Fate ancora in tempo, sapete? Tu puoi dare il buon esempio."
Si scosse dalle riflessioni e guardò il giovane sconosciuto con astio:
"Per un momento ci ho creduto, sai?"
Sorrise ironico scuotendo il capo:
"Sei davvero molto convincente. Perché non vai in giro per il mondo a predicare la TUA verità?"
Lo sconosciuto storse le labbra in una smorfia:
"Scherzi? L'ultima volta m'hanno crocefisso. E ti assicuro che è alquanto doloroso essere sottoposti a ricostruzione organica. E' un lavoraccio e FA MALE! No, grazie, io mi sono limitato a venire qui perché sei uno con molto potere, e anche perché mi son stufato di vedere libri scritti su di me che travisano completamente la realtà. La scelta è vostra, agite e cambiate o preparatevi alla estinzione. E ora scusa, ma ho ospiti per cena."
Si alzò, salutando con un mezzo inchino, quindi si avviò alla porta, uscì richiudendosela alle spalle e lasciando l'Uomo in Bianco nuovamente solo.
Lui rimase a fissare le fiamme per qualche minuto, pensieroso.
Qualcuno bussò e subito dopo una guardia fece capolino chiedendo se fosse tutto a posto.
Lui annuì facendo un gesto con la mano, seccato di essere stato interrotto nelle sue riflessioni.
Aveva due scelte, considerò alla fine di una pausa cogitabonda.
Poteva dare la registrazione ai giornalisti e poi lasciare che fosse l'opinione pubblica a ricavarne teorie.
Oppure poteva cancellare il nastro e dimenticare tutto, godendosi il suo successo editoriale.
Beh, era assurdo, pensò, stare lì a decidere cosa fosse meglio.
Un pazzo era stato lì da lui e gli aveva raccontato una bella favola.
Il fatto che fosse passato attraverso il cordone di sicurezza assolutamente indisturbato indicava solo una bravura innata.
Paradossalmente, lui lì era tanto al sicuro che nessuno avrebbe mai pensato di controllare pedissequamente l'entrata dei suoi appartamenti.
Sì, doveva essere andata così.
Si rilassò, estraendo il minuscolo nastro dal bracciolo - registratore, lo osservò pensoso per qualche secondo quindi scrollò le spalle e lo gettò tra le fiamme.
Un lieve sbuffo di fumo puzzolente si levò ma fu subito fagocitato, così come il nastro.
Subito dopo un tuono terrificante schioccò all'esterno facendolo sobbalzare.
Pensò alle catastrofi di quei giorni, alle parole dello sconosciuto.
Una voce lievemente ironica gli risuonò nella mente:
E' troppo tardi.
Dopodiché cominciò a piovere.